Leggi speciali per i reati sul Web: l'Italia come le Filippine!
Gli ultimi avvenimenti noti sono stati gli insulti a Laura Boldrini e le minacce sui
profili hackerati del 6 febbraio sui profili di Alessandra Moretti, Pd, e Paola Taverna, M5S, che hanno infiammatono Twitter con un lungo botta e risposta degno di una chat porno.
Ad ogni nuovo caso la politica invoca leggi più
severe o leggi speciali per i reati commessi sul web, anche se le leggi ci
sono e
basterebbe applicarle. Come fanno in tutti i paesi d' Europa e negli Usa.
Nei paesi occidentali non esiste una legislazione speciale, in Gran Bretagna esistono severe leggi antiterrorismo che
vengono applicate in casi molto rari e seri. Se qualcuno chiedesse di
usarle per punire a chi sbeffeggia i politici sul web, gli inglesi si
solleverebbero”. Così bastano le leggi ordinarie. Il 24 gennaio 2
ventenni che avevano minacciato di “stupro” una femminista su Twitter sono stati condannati a 12 e 8 settimane di carcere.
In Germania la diffamazione è punita duramente sia dallo Strafgesetzbuch (il codice penale), sia dalle leggi sulla stampa dei vari Lander, con pene che vanno dai 3 mesi ai 2 anni. Si arriva a 5 anni
se si danneggia ingiustamente una persona impegnata nella vita
politica. Ovviamente le regole sono valide anche sul web. Lo stesso vale
per gli altri tipi di reati. Nel 2012 un 18enne incitò su Facebook al
linciaggio di un 17enne accusato dell’omicidio di una bambina di 11
anni, Lena, a Emden. Il linciaggio non avvenne, ma l’istigatore fu condannato a 2 settimane di carcere
In Francia niente leggi speciali, ma nel 2013 il sistema giudiziario ha prodotto due importanti sentenze sulla libertà nei social. Il 10 aprile
la Corte di Cassazione ha stabilito che Facebook non è un luogo
pubblico come la tv, la radio o un giornale e chi posta opinioni e
commenti in bacheca non può essere condannato per diffamazione. Per la
Corte, che doveva giudicare il caso di una donna che aveva scritto di
voler assistere allo “sterminio di tutte le direttrici come la sua”, la
dipendente non può essere accusata di aver ingiuriato il datore di
lavoro in pubblico.
Negli Usa la libertà di parola è garantita dal Primo Emendamento
e non esistono reati federali a mezzo stampa che comportino il carcere,
previsti invece in 17 Stati. Una tutela costituzionale estesa ora anche
ai blog. Lo ha stabilito il 18 gennaio la Corte d’Appello: nelle cause
per diffamazione i blogger devono essere considerati alla stregua dei
giornalisti e non possono essere condannati se danno notizie di
interesse pubblico e svolgono il loro lavoro con accuratezza. Il First Emendament protegge anche i “like” su Facebook: lo ha deciso il 18 settembre 2013 la Corte d’Appello
In Indonesia
è in vigore la legge “11/2008 on Electronic Information and
Transactions (ITE)”. L’articolo 27 prevede che “chiunque sia trovato
colpevole di usare media elettronici, inclusi social network, per
intimidire o diffamare rischia fino a 6 anni e una multa fino a un
miliardo di rupie” (105.000 dollari).tra il 2008 e il 2013 sono state processate almeno 37 persone, mentre per il watchdog Information and Communication Technology Watch facendo leva sulla legge il governo ha filtrato e bloccato i contenuti di vari siti considerati scomodi,
Nelle Filippine si rischia fino a 12 anni di carcere e un ammenda che può raggiungere i 24 mila dollari. L' ultimo emendamento sulla diffamazione firmato dal presidente filippino innalza drasticamente le pene per chi commette il reato sul
web: la pena minima aumenta di 12 volte, passando da 6 mesi a 6 anni;
quella massima raddoppia da 6 a 12 anni.
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